A Bari nell’Ospedale di Venere, un intervento chirurgico di otto ore per asportare e trattare una complessa carcinosi peritoneale

22 aprile 2025 | 19:12
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A Bari nell’Ospedale di Venere, un intervento chirurgico di otto ore per asportare e trattare una complessa carcinosi peritoneale

Asportazione, riduzione e trattamento HIPEC con infusione di farmaci chemioterapici ad alta temperatura: “maratona” in sala operatoria per l’équipe di Chirurgia generale.
Otto lunghissime ore di intervento per asportare una carcinosi perineale con l’impiego di tecniche avanzate come la chirurgia citoriduttiva CRS e l’infusione di chemioterapico ad alta temperatura (HIPEC).
E’ stata una vera e propria “maratona” in sala operatoria quella affrontata recentemente dall’équipe della Chirurgia Generale dell’Ospedale “Di Venere” di Bari, diretta dal dr. Michele Simone, per intervenire su una paziente affetta da una patologia oncologica molto complessa.
La carcinosi peritoneale, infatti, rappresenta lo stadio avanzato di una malattia neoplastica in cui cellule tumorali maligne si metastatizzano nel peritoneo, la membrana che riveste lo “spazio” all’interno del quale hanno sede gli organi addominali. Una complicanza del cancro colorettale, che viene trattata nella Chirurgia generale del “Di Venere”.
La complessa procedura chirurgica
Per asportare il tumore peritoneale è stato necessario far ricorso a tecniche chirurgiche e terapie farmacologiche impiegate specificamente contro i tumori e la carcinosi del peritoneo. La Chirurgia Citoriduttiva (CRS), usata nell’approccio iniziale, consiste nell’associazione di diverse procedure chirurgiche, modulate a seconda dell’estensione e della tipologia di neoplasia peritoneale.
Queste vengono effettuate per asportare radicalmente la massa tumorale e preparare il campo operatorio all’infusione di farmaci chemioterapici, che sono capaci di penetrare nel tessuto tumorale nell’ordine di pochi millimetri.
Questa seconda parte dell’intervento ha riguardato il trattamento HIPEC (Hyperthermic Intraperitoneal Chemotherapy), ossia chemio ipertermia intra-peritoneale, che comporta l’uso di agenti chemioterapici somministrati direttamente nella cavità addominale a seguito della citoriduzione chirurgica.
Per potenziarne l’effetto, i chemioterapici vengono somministrati in ipertermia, a temperature di 41-43 gradi centigradi, grazie ad una sofisticata apparecchiatura, e ciò permette alla chemioterapia di entrare in contatto con eventuali malattie microscopiche residue.
Risorse umane e strutture specializzate
«La mia équipe si è fatta carico – spiega il dr. Simone, anche in qualità di direttore del Dipartimento Area Chirurgica ASL Bari – di un percorso difficile, complesso, riguardante una carcinosi peritoneale che richiede risorse e strutture adeguate e altamente specializzate.
Questo tipo di intervento così difficile viene effettuato in pochissimi centri nel Sud Italia, tra cui la ASL Bari, perché qui abbiamo maturato le esperienze necessarie per offrire ai pazienti interventi fortemente specialistici in un contesto di sicurezza».
Una prova lunga e difficile superata positivamente, anche grazie all’impegno delle équipe di Chirurgia e di Anestesia e Rianimazione e, quindi, ad un approccio clinicamente appropriato al quale la paziente ha reagito in maniera ottimale e con un decorso post-operatorio regolare sino alla dimissione.